(biografia tratta tratta da San Gabriele dell’Addolorata , Pierino Di Eugenio , ED. San Paolo, 1997)
Inchiodato. Fine di tutte le perplessità. Basta con i tentennamenti. Addio Spoleto, senza rimpianti. Quindici giorni dopo lascia la città e parte per farsi passionista nel noviziato di Morrovalle, Macerata.
Passionisti? E chi li conosce. Ma non doveva farsi gesuita? Ma non vale la pena d’interrogarsi a lungo, dal momento che il perchè di tale scelta forse non riesce a spiegarselo bene neppure lui. Qualche volta le vie di Dio non seguono le nostre categorie, lo sa pure il profeta Isaia.
Nessuno riuscì a trattenerlo. E da quell’istante fu tutta una corsa, una volata irrefrenabile verso la meta.
E allora, corriamo anche noi per tenere il passo e non lasciarlo sfuggire. Sorvoliamo sul 5 settembre 1856 quando per onorare l’impegno preso, partecipa, come sempre da protagonista, all’accademia di fine anno scolastico strappando applausi a scena aperta. Vuole chiudere il conto con il mondo, perciò arriva sulla scena, lindo e pinto, con brillante e borchietta al petto.
Ma ora basta. La mattina dopo parte prestissimo, incurante del ricevimento che proprio per quella sera le famigli Possenti e Pennacchietti hanno organizzato illudendosi ancora di poter concludere il fidanzamento liberatorio.
Mi dispiace per la Pennacchietti, ma Checchino ha cambiato dama. Ha scelto la Madonna e d’ora in poi non gli si parli d’altro. Risponderebbe picche.