(biografia tratta tratta da San Gabriele dell’Addolorata , Pierino Di Eugenio , ED. San Paolo, 1997)
A quindici anni si è per lo più acerbi, ma Checchino è già un leader incontrastato, anima di tutte le iniziative studentesche. I compagni lo seguono come stregati nei giochi e nelle frequenti scampagnate, negli schiamazzi e nelle scorribande.
Egli ride, ride di gusto, scherza, gioca volentieri a carte, frequenta sale da ballo e teatri, legge romanzi con avidità. Diverte e si diverte disegnando innocenti caricature, facendo delle battute che tengono allegra la brigata. Tanto per non dormire in classe.
La caccia poi. E’ lo sport preferito. Ci si butta a capofitto organizzando battute con gli amici. << Fischiava e gorgheggiava in modo meraviglioso, tanto che gli uccelli ci si sbagliavano e gli volavano intorno >>. Che ingenui. In qualche occasione usa anche lo schioppo.
Frequenta i salotti della buona società, ama comparire attillato sempre << alla moda d’oltremare e d’oltremonti >>
: colletto e polsini inamidati, cravattino di seta e guanti bianchi, borchietta e farsetto, bombetta sui capelli impomatati, scarpe lucidissime, catena d’oro sul gilè con orologio da taschino che si fa regalare furbescamente dal cugino Pietro. Lo chiamano il ballerino o il damerino elegante.
Attenzione però. Niente a che vedere con i nostri discotecari con il culto dello sballo. Niente di simile per Checchino. Al più egli rischia di rompersi l’osso del collo o d’impallinarsi saltando un fosso, quando dal fucile che porta a tracolla parte un colpo che gli scalda le orecchie.Che paura quella volta. Arriva a casa con le gambe che fanno ancora giacomo giacomo.
Ma d’intrallazzi e scostumatezze non si parla neanche. Lo sa quel giovane di facili costumi alle cui avances si oppone inseguendolo con un coltellaccio a serramanico.